Anche i Coleotteri meglio allevati arrivano, come è logico che sia, al termine della propria esistenza. Aggiungo qui quindi alcune brevi note destinate a coloro che volessero conservare gli esemplari morti nei propri allevamenti.

La preparazione dei coleotteri è, invero, piuttosto semplice. Le specie di maggiori dimensioni, quelle, per intenderci, lunghe dai 22 mm in su, possono essere puntate semplicemente con uno spillo nell’elitra destra. Su di un piano di lavoro costituito di materiale appropriatamente morbido, come polistirene, sughero o torba pressata,  si dispone l’insetto morto. Tenendo fermo l’insetto, si penetra nell’elitra destra con uno spillo entomologico di dimensione appropriata, che dovrebbe risultare perpendicolare al piano. Lo spillo va fatto penetrare in un punto posto circa  a metà della larghezza dell’elitra e ad altrettanta distanza dal margine superiore dell’elitra stessa, facendo sì che la testa dello spillo resti fuori dall’insetto di  circa 10-11 mm. Una volta inserito lo spillo, aiutandoci con delle pinzette a presa morbida e con degli spilli entomologici si vanno a sistemare in maniera appropriata le zampe dell’animale, in modo che esse risultino disposte simmetricamente ai lati del corpo, con  i tarsi del primo paio di zampe rivolti in avanti e quelli delle altre due rivolti all’indietro. Le zampe devono essere sufficientemente distanziate dal corpo da risultare facilmente osservabili. Allo stesso modo con spilli sottili si sistema la posizione delle antenne. Tutte queste estremità si bloccano con spilli nella posizione desiderata fino a  completa essiccazione dell’esemplare, tempo questo che dipende dalle dimensioni dell’insetto stesso. In linea di massima, gli esemplari resteranno “in posa” per un periodo variabile da pochi giorni per le specie più piccole a qualche settimana per gli esemplari più grossi.

Gli insetti di dimensioni inferiori ai 18 mm vanno incollati su appositi cartoncini entomologici di dimensione adeguata. In questo caso, la preparazione dell’insetto avverrà come già descritto, con la differenza che ci limiteremo a disporre in ordine zampe ed antenne, senza spillare l’animale. Ad essiccazione avvenuta, il coleottero verrà incollato al cartoncino (si abbia cura di sceglierne uno di dimensioni tali che zampe ed antenne non sporgano da esso) con una goccia di gomma arabica o di colla vinilica. Il cartoncino verrà poi spillato centralmente a pochi mm dal margine inferiore.

 Nel caso un insetto fosse morto da tempo e voi voleste tentare di prepararlo, dovrete prima ammollirlo per far tornare elastiche le articolazioni del suo corpo. Allo scopo viene comunemente usata la cosiddetta camera umida, che consiste in un barattolo o contenitore a chiusura ermetica sul cui fondo si dispongono un paio di cm si sabbia umida, cui si aggiungono poche gocce di acqua fenicata, che contrasta la formazione di muffe. Sullo strato di sabbia vanno posti uno o due fogli di carta bibula e infine l’insetto da preparare, quindi il contenitore va chiuso e tenuto al caldo. Con questo sistema, in pochi giorni l’insetto tornerà abbastanza malleabile da poter esser spillato e preparato. Io personalmente per i coleotteri uso pure immergere gli esemplari secchi in acqua tiepida. Di norma, in poche ore (o al massimo un giorno) le articolazioni riacquistano la freschezza originale.

I Dinastini e Cetonini di dimensioni maggiori potrebbero presentare un altro problema: la decomposizione delle articolazioni tra torace e addome potrebbe infatti far sì che queste due parti si stacchino tra di loro. In tal caso non dovremo far altro che ripulire l’addome, svuotandolo, ed essiccare separatamente le due parti per poi riunirle con un po’ di colla vinilica o gomma arabica. 

Ogni esemplare va corredato di due cartellini, di circa 10x5 mm. Il primo cartellino dovrà contenere la località di raccolta dell’insetto e la data in cui lo stesso è stato rinvenuto. Nel caso di esemplari nati in cattività, si potrà menzionare la patria di origine della specie ed eventualmente, se noto, il numero di generazioni in cattività. Potremo accludere qui altre note che noi ritenessimo interessanti. Nel secondo cartellino andranno invece indicati il nome di chi raccolse l’esemplare, quello di chi lo determinò, il sesso dell’animale (se noto) ed un numero che faccia riferimento ad un registro (digitale o cartaceo) in cui annotare tutti i dati dei nostri esemplari. I cartellini con queste indicazioni saranno poi spillati assieme al coleottero, sotto di esso.

Gli esemplari preparati, ad essiccazione avvenuta, verranno riposti in scatole apposite a perfetta tenuta, note come scatole entomologiche. Queste hanno di solito dimensioni di 36x29x6 cm, sono in legno o plastica con coperchio trasparente ed hanno un fondo di materiale morbido facilmente perforabile dagli spilli (di solito spugne sintetiche o sughero). Ai nostri esemplari uniremo un’etichetta con il nome della specie (o sottospecie). In un angolino della scatola non dovrà mancare un piccolo contenitore forato pieno di paradiclorobenzolo, un insetticida che proteggerà la collezione da devastatori come psocotteri o antreni, che si nutrono di insetti morti.

 

Di seguito troverete  foto di alcune delle mie scatole da collezione… tristemente, non ho ancora avuto il tempo per sistemare l’etichettatura generale degli esemplari, ma ognuno di essi ha i propri dati personali salvati a parte.

 

 

 

 

Di fondo alla pagina troverete di volta in volta foto di alcuni esemplari doppi che cedo. Per ulteriori informazioni non esitate a contattarmi.

 

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