L’allevamento in cattività dei Lucanidi è senz’altro più impegnativo di quello degli Scarabeidi. Può comunque dare grandi soddisfazioni all’appassionato, per l’alta spettacolarità dei maschi di certe specie. In Giappone esistono negozi specializzati esclusivamente nella vendita di questi insetti, e non troppi anni fa una coppia di Dorcus particolarmente grossi (il maschio superava di 1,5 cm la lunghezza standard della specie) è stata battuta all’asta per la bellezza di 96.000 US$!! Sarà quindi dagli amici del Sol Levante che andremo ad apprendere alcuni segreti sull’allevamento di questi spettacolari Coleotteri.

 

Il terrario potrà essere costituito tranquillamente da fauna box di dimensione adeguata a quella degli insetti da allevare. Per un maschio adulto di una qualunque grossa specie potrà essere usato un contenitore di taglia media, diciamo all’incirca xxx cm. Per la riproduzione, invece, andremo ad utilizzare il fauna box più grande che avremo a disposizione.

 

Il substrato, in questo caso, non potrà essere costituito che in minima parte da terriccio. L’ideale è usare legno finemente triturato delle stesse essenze che useremo poi per la riproduzione. In Giappone questo materiale è venduto persino nei supermercati (sigh!) con il nome di wood flakes o insect mat, in Italia….dobbiamo farcelo!!!

 

Procuriamoci la materia prima, cioè del legno marcio di latifoglia. Impresa questa difficile, ma non impossibile. Dovremo guardare con attenzione lungo le siepi o le rive dei fossati, nel sottobosco, e ovunque abbiamo ancora la speranza di trovare degli alberi maturi. L’ideale sarebbe trovare legno di Quercia, ma può andar bene anche il Faggio, mentre sono passabilmente accettabili Salice e Pioppo. Di quest’ultimo legno potremmo avere la ventura di trovare, nei consorzi agrari particolarmente ben forniti, dei tronchetti già pronti usati di norma per la coltivazione casalinga dei funghi.

 

Il materiale raccolto in natura sarà carico di insetti, aracnidi, miriapodi, crostacei, ecc… Ciò lo rende potenzialmente pericoloso per le larve e gli adulti. Dovremo quindi sterilizzarlo, con un breve passaggio in forno (un paio di minuti alla massima temperatura) o meglio tenendoloper una settimana sott’acqua e poi facendolo asciugare all’aria.

 

Fatto questo, prendiamo parte del legno e trituriamolo finemente. Io uso per il legno particolarmente fradicio una vecchia grattugia per formaggi. Un po’ di olio di gomito, et voilà! In Fig.1 ecco il risultato.

 

Fig. 1

 

Dei pezzo di corteccia, di salice o quercia, saranno un utile complemento e verranno posti sul legno triturato in modo da fornire un adeguato riparo ai nostri Lucanidi (Fig.2).

 

Fig.2

 

 

Se il terrario ospiterà una femmina già accoppiata, forniremo anche il tronchetto per la deposizione. Al solito, legno marcio delle suddette essenze (alcuni rivenditori giapponesi iniziano a spedire questo materiale anche in Europa e USA – troverete i loro indirizzi alla sezione Links), sotto forma di tronchetti lunghi una ventina di cm e del diametro di 15 (Fig. 3)

 

Fig.3

 

A seconda delle specie, il substrato andrà mantenuto più o meno umido. La temperatura potrà essere quella ambiente per le specie di climi temperati, sui 25-26 C° per le specie tropicali.

 

Il Lucanidi potranno solo raramente essere allevati in gruppo. Di norma sono infatti animali fortemente territoriali, soprattutto i maschi, e vanno mantenuti singolarmente in terrari anche non eccessivamente grandi. Le coppie vanno tenute insieme per il tempo necessario all’accoppiamento, non dimenticando di sorvegliare attentamente la scena, per evitare che il maschio in uno scatto d’ira maciulli la femmina.

 

Avvenuto l’accoppiamento, la femmina inizierà a scavare gallerie all’interno del tronchetto da deposizione e del substrato, per deporre le uova. A questo punto, vi sono due filosofie d’allevamento. Una vuole che l’allevamento avvenga nei tronchetti stessi dove sono state deposte le larve. Questo però può a mio avviso incrementare il cannibalismo nel caso di larve molto grandi arrivate all’ultimo stadio. Il secondo sistema, generalmente adottato dalla maggior parte degli allevatori giapponesi, consiste invece nel cercare (spezzando il tronchetto da deposizione) le uova o meglio le larve neonate, trasferendole in singoli contenitori dapprima piccoli (ottimi i contenitori per rullini fotografici)  e poi più grandi (bottiglie di plastica o vasi a imboccatura larga – vedi la pagina dedicata  alle bottiglie). I contenitori andranno riempiti fino all’orlo con legno finemente triturato proveniente dal tronchetto di deposizione. Aggiungete anche parte della segatura lasciata dalla femmina nelle gallerie da essa scavate, in quanto contenente batteri necessari alla larva per poter digerire il legno. Il substrato delle larve andrà cambiato ogni due mesi con legno della stessa specie. Non elimineremo, comunque, tutto il vecchio substrato: una piccola parte di esso verrà mescolato con il nuovo, in modo da arricchirlo dei batteri necessari alla larva per la sua digestione e per il suo riconoscimento come cibo. Sul coperchio del contenitore praticheremo un paio di buchi del diametroi di un paio di millimetri. Il diametro e l’altezza del contenitore, quando la larva sarà cresciuta fino al terzo stadio, dovranno essere pari almeno a tre volte le dimensioni della larva stessa.

 

Un sistema alternativo, utilizzato in Oriente per ottenere grandi adulti di Dorcus, Lamprima e Phalacrognathus, è quello di allevare le larve nelle Kinshi (o Kinish) bottle (o bag), contenitori riempiti di materiale ligneo invaso dal micelio di funghi Pleurotus. Credo che l’esperienza sia ripetibile anche da noi, acquistando il micelio di funghi eduli nei consorzi agrari e inoculandolo nei tronchetti marci.

 

Le pupe andranno disturbate il meno possibile, e soprattutto, proprio come per le larve, non andranno MAI toccate a mani nude, per evitare di trasmetter loro malattie batteriche.

 

Gli adulti andranno alimentati con frutta matura, mai posta però direttamente a contatto col substrato! Potremmo utilizzare un picolo contenitore basso che andrà infossato fino all’orlo nel substrato, ma gli insetti muovendosi finirebbero inevitabilmente per sporcare il cibo di humus e legno. Potremmo quindi costruire una sorta di “piatto” da portata, in cui disporre gli alimenti. Mela e banana si sono rivelate le essenze migliori, ma anche l’albicocca è molto gradita. Soprattutto alle femmine,  si potrà aggiungere alla dieta un pizzico di yoghurt alla frutta. All’estero, soprattutto in Giappone, può essere acquistata pure una speciale gelatina per insetti – inutile dire che in Italia essa è irreperibile! In realtà però essa non è affatto indispensabile, anzi, e la frutta nutrirà egregiamente i nostri animali.

 

Altre pagine utili:

 

Allevamento degli Scarabeidi

 

Come distinguere il sesso dei coleotteri e delle larve

 

Un piatto per i Coleotteri

 

Allevamento in... bottiglia!

 

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